Pianoforti digitali/elettronici: suono, marche e prezzi

Pianoforte elettronico digitale

Prima di parlare delle origini del pianoforte elettronico, è doveroso fare un breve excursus sulla storia del pianoforte vero e proprio.

Il pianoforte, infatti, è uno strumento molto antico. Sono presenti alcune versioni rudimentali addirittura nel VI secolo a.C. – il monocordo, che si è successivamente evoluto nel clavicordo. La loro storia e le loro evoluzioni sono molto lunghe e frastagliate.

Il principale precursore del pianoforte però è il fortepiano.

L’invenzione di questo strumento è comunemente attribuita all’italiano Bartolomeo Cristofori, liutaio, cembalaro e organaro al servizio di Ferdinando De’Medici, nei primi anni del Settecento. È però plausibile che anche altri cembalari, sempre in cerca di una sonorità migliore, fossero approdati alla stessa idea, e che solo Cristofori sia riuscito a diffondere il suo nuovo strumento.

A differenza dell’attuale pianoforte, il fortepiano era interamente in legno, motivo per cui la tensione delle corde – e di conseguenza il suono prodotto – era molto inferiore a quella di oggi. All’epoca della sua invenzione, la caratteristica sconvolgente del fortepiano era la possibilità di misurare la pressione sui tasti per ottenere l’intensità di suono desiderata. Il desiderio di Cristofori, infatti, era di fare in modo che l’esecutore potesse controllare le dinamiche dello strumento, cosa non possibile con il clavicembalo. Da qui deriva anche il suo nome: l’esecuzione delle note poteva variare dal forte al piano, in base alla pressione esercitata.

Grazie a questa sua peculiarità il fortepiano si diffuse molto rapidamente, e molti musicisti abbandonarono il clavicembalo – strumento più comune in quel periodo – in favore del rivoluzionario fortepiano.

Nel secolo successivo, il fortepiano fu modificato e migliorato grazie alle più moderne scoperte tecnologiche. Furono inserite delle strutture metalliche che consentirono di aumentare la tensione delle corde ed espandere le dimensioni delle casse armoniche, aumentando anche la sonorità, e permettendone l’uso nelle sale da concerto e nei grandi teatri. Grazie a queste modifiche, il fortepiano diventò l’attuale pianoforte moderno.

Vi rimandiamo ad un altro approfondimento per un ulteriore viaggio nella storia del pianoforte.

L’evoluzione del pianoforte elettronico/digitale

Arriviamo ora al pianoforte elettronico – o pianoforte digitale – il cui scopo è tentare di riprodurre suono e tocco del pianoforte acustico, nonostante sia completamente elettronico.

La sua nascita è piuttosto recente, ed è dovuta al sempre maggiore sviluppo tecnologico, che ha permesso di creare uno strumento più piccolo ed economico del pianoforte acustico, mantenendo alta la qualità del suono e introducendo alcune possibilità fino a quel momento impensabili.
Il primissimo modello è stato lanciato da Yamaha nel 1984. Si tratta dello Yamaha Clavinova YP-40, in grado di supportare il protocollo MIDI. Yamaha è subito seguita da Kurzweil – tra i cui fondatori spicca il nome di Stevie Wonder – con il modello K250 e da Roland, azienda giapponese leader nei sintetizzatori, che sviluppa strumenti pensati per l’uso sul palcoscenico.
In quel periodo, le meccaniche erano composte da molle in plastica, presenti sotto a ogni tasto, dove si trovava anche un piccolo peso utile a dare consistenza al tocco.

E se in Italia è nato il precursore del pianoforte, la nostra nazione non poteva non partecipare alla svolta rappresentata dall’invenzione del pianoforte digitale. Aziende come la Fatar, la Orla e altre purtroppo ormai scomparse, hanno contribuito alla produzione e al miglioramento di questo nuovo strumento.

Nel corso degli anni, il rapidissimo progresso tecnologico ha consentito di apportare numerose migliorie ai pianoforti digitali e ridurne le dimensioni, rendendoli sempre più compatti e al tempo stesso ricchi di funzionalità. Queste modifiche riguardano molti aspetti: si è cercato di migliorarne la sonorità, di ridurne il peso e il prezzo e di perfezionarne il design, giungendo così fino ai pianoforti elettronici di oggi.

Vantaggi e svantaggi del pianoforte digitale – video di Mastroberti

Caratteristiche dei pianoforti elettronici

La maggior parte dei pianoforti elettronici ha una tastiera con 88 tasti. Alcuni modelli necessitano di una base o di un supporto su cui essere posizionati, mentre altri ne hanno uno già integrato. Stesso discorso per i pedali.

Sulla struttura del pianoforte digitale sono presenti dei tasti che permettono di impostare le diverse funzioni, e quasi tutti i modelli prevedono il collegamento con tablet e computer.

Il pianoforte digitale presenta alcune differenze rispetto a quello acustico, e ha anche dei vantaggi, innanzitutto, non ha bisogno di accordatura, il che semplifica di molto la vita dei musicisti. In secondo luogo, esso è dotato di un’uscita MIDI, in modo da potersi connettere con computer e altri strumenti elettronici. La maggior parte dei modelli presenta uscite USB, pedali, ingressi jack per cuffie e uscite per cavi collegabili agli amplificatori.

Ogni pianoforte digitale è dotato di una memoria interna, che contiene alcuni campioni per ogni nota, questi corrispondono a quattro diversi livelli della dinamica: pianissimo, piano, forte, fortissimo e così via. Attraverso diversi processi, da questi quattro campioni si ottengono 128 livelli di dinamica (quelli previsti dal sistema MIDI).
Naturalmente, più è alto il numero di campioni, più fedele il suono sarà a ogni nota. Per questo i marchi produttori sono sempre alla ricerca di modi per aumentare la capacità della memoria interna.

Attualmente, nei modelli più economici, il meccanismo della tastiera è rimasto quello dei primi anni: tasti in plastica con molle e pesi, mentre nei modelli più professionali i tasti sono in legno e la meccanica è composta da un sistema di martelletti in miniatura, che non servono a far vibrare le corde per produrre il suono – come avviene nel pianoforte acustico – ma solo a simularne peso e inerzia.

Com’è il suono dei pianoforti elettronici?

Il suono è generato elettronicamente, usando il metodo del campionamento. Questo significa che il segnale dei pianoforti acustici di massima qualità viene registrato, elaborato e inserito nel pianoforte elettronico, per fare in modo che, premendo un determinato tasto, il suono sia il più simile possibile a quello dello strumento campionato. Il tipo di effetto prodotto risulta comunque leggermente diverso, e l’impiego di pianoforti digitali è più o meno preferito in base all’utilizzo che bisogna farne:

Esecuzioni dal vivo

Riprodurre fedelmente il suono di un pianoforte acustico è impossibile, poiché il sistema è molto complesso. Per ovviare a questa difficoltà, molti brand usano sistemi di multi-amplificazione, linee di ritardo e spostamento di fase. Questo consente una buona somiglianza con il pianoforte tradizionale, senza tuttavia emularlo in modo perfetto.

Registrazioni

Quanto appena detto riguarda principalmente le esecuzioni dal vivo. Nelle registrazioni, infatti, spesso l’utilizzo di pianoforti elettronici è preferito rispetto a quelli acustici. Questo perché, con i pianoforti acustici, è impossibile editare successivamente il file, e per un’ottima registrazione è fondamentale che il piano sia perfettamente accordato. Inoltre, il pianoforte elettronico consente di amplificare voce o chitarra acustica collegando i cavi direttamente allo strumento.

La nuova tecnologia a modelli fisici (physical modeling) è in grado di ottenere qualità del suono ancora migliore. In questi modelli è già presente la struttura sonora della vibrazione dello strumento, dei riflessi acustici della cassa, delle corde percosse ecc., e non è quindi necessario trattare il segnale in un momento successivo alla registrazione.

Principali brand produttori e prezzi

Mentre per i prodotti entry level le marche tra cui scegliere sono numerose, i brand di pianoforti digitali in grado di fornire prodotti di alta qualità non sono molti: Yamaha, Kawai, Roland, Nord e Korg sono i più quotati.

Il prezzo varia molto in base alla qualità del piano e alla sua tipologia:

  • Pianoforti digitali compatti: si possono trovare entry level anche a 200 euro, mentre per i modelli più sofisticati si raggiungono i 2000 euro. Un buon prodotto in questa categoria è il Roland FP-10BK. Il prezzo non è eccessivamente alto, ed è un prodotto adatto sia a principianti che a professionisti: è dotato di connettività bluetooth MIDI e USB MIDI, presenta una tastiera a 88 tasti, un’uscita per cuffie e una meccanica molto silenziosa

  • Stage piano: gli stage piano sono i pianoforti da palcoscenico. In questa categoria si parte da un minimo di 500 euro per i modelli base, per arrivare intorno ai 4000 per quelli di qualità elevata. Un ottimo piano appartenente a questa categoria è il Yamaha CP88: anche questo prodotto ha una tastiera a 88 tasti, un suo vanto è la vasta gamma di suoni, che consente di suonare ogni genere musicale, è inoltre molto compatto e per questo facile da trasportare.

  • Pianoforte con mobile: si tratta dei pianoforti che non hanno bisogno un supporto perché hanno una struttura a mobile già integrata, non sono dunque pensati per il trasporto ma come complemento d’arredo e sono quelli con un prezzo più elevato: si parte da 600 euro per arrivare agli oltre 17000 euro per la serie Yamaha CVP! Un buon compromesso è il Roland RP701, con un design molto elegante e una serie di funzioni avanzate e applicazioni integrate. Esistono anche pianoforti digitali che riprendono le forme di quelle a coda come il Kurzweil KAG100 Baby Grand Piano.