Casse attive: funzionamento, componenti, materiali e prezzi

Cassa attiva

Le casse attive – o casse amplificate – sono degli altoparlanti con un amplificatore di potenza incluso, hanno quindi il grosso vantaggio di non avere bisogno di ulteriori cavi e sono molto comode da trasportare.
Questi diffusori sono ottimi quando usati al chiuso, ad esempio nelle sale da ballo, durante le conferenze o le presentazioni o per una serata di musica live in qualche locale. Possono anche essere utilizzati in combinazione con subwoofer, per migliorare la loro prestazione in luoghi aperti di medie dimensioni.

La storia delle casse attive

Le prime casse attive sono state inventate nel 1967 da Klein-Hummel, che ha creato l’OY: un progetto a tre vie con due canali di amplificazione interna. Un’invenzione del 1964 – il SE401 Stereo Energizer – ha consentito di convertire ogni coppia di diffusori in un sistema autoalimentato, in cui il secondo diffusore veniva alimentato dal primo.

Nel 1971 è stato costruito il primo monitor da studio biamplificato: l’Altec 9846B.
Uno dei più grandi promotori dei diffusori attivi è stato John Meyer, della Meyer Sound Laboratories, che ne ha prodotti diversi modelli, integrando sempre di più le componenti elettroniche all’interno delle casse, e rendendosi presto conto della loro potenzialità, al punto che, negli anni ’90, smise addirittura di produrre altoparlanti passivi, dedicandosi esclusivamente ai nuovi prodotti.
Grazie alle nuove scoperte in ambito elettronico e tecnologico fu infatti presto possibile migliorare la qualità delle moderne casse attive, ma la loro diffusione fu piuttosto lenta.

Meyer ingaggiò anche un’agenzia pubblicitaria per capire come mai le casse attive non erano richieste come lui si sarebbe aspettato, e i risultati indicarono che molti erano scettici riguardo all’impossibilità di determinarne il corretto funzionamento durante i concerti. In questo tipo di casse, infatti, non è possibile vedere da un punto unico, le impostazioni degli amplificatori.

Meyer non si scoraggiò, e continuò la produzione, dando alla luce nel 1994 l’MSL-4: il primo diffusore amplificato destinato ai tour di concerti. Negli anni seguenti, convertì tutti i suoi altri prodotti in casse attive.
Oggi questi altoparlanti sono molto diffusi, ma prima di comprarne uno è bene capire il loro funzionamento per decidere se sono adatti al tipo di utilizzo che bisogna farne.

Il funzionamento e le componenti dei diffusori attivi

In generale, ogni cassa acustica è formata da una struttura esterna -detta cabinet – in cui sono collocati degli altoparlanti, che fungono da trasduttori, ossia trasformano il segnale elettrico proveniente dall’amplificatore in suono. I trasduttori delle casse sono facilmente riconoscibili: si tratta delle componenti a forma di cupola o di cono, ben visibili anche a un occhio non esperto.

Il cabinet è anche chiamato mobile della cassa, ed è il box in cui sono contenuti gli altoparlanti. Il compito principale di questa scatola è contenere e alloggiare in maniera solida gli altoparlanti, evitandone lo spostamento. Questo vale in particolare per il woofer, che ha movimenti molto energici.

La divisione del segnale audio in frequenze avviene nella parte interna delle casse, dove è presente il circuito elettronico – il crossover – che grazie a un materiale fono assorbente è in grado anche di ottimizzare il suono e rimandarlo agli altoparlanti, che sono il cuore pulsante delle casse e i veri responsabili della sonorità del diffusore.

I diffusori possono variare nel numero di vie di cui sono dotati – cioè il numero di bande di frequenze prodotte dal crossover –, nella loro qualità, nei materiali e nel funzionamento: le casse possono infatti essere attive o passive. Cerchiamo di capire la differenza.

Casse attive e passive: differenze

Le differenze tra questi due tipi di altoparlante riguardano principalmente il funzionamento e non la qualità, dunque sarebbe sbagliato affermare che una tipologia di casse è migliore dell’altra, semplicemente ognuna può dare il massimo in un determinato tipo di ambiente, ed entrambe hanno pregi e difetti.

Le casse attive hanno all’interno un sistema di amplificazione che traduce il suono in entrata – input –, lo elabora e lo trasforma in output, mentre le casse passive hanno bisogno di un sistema di pre-amplificazione esterno, che deve elaborare e gestire il suono di input prima di inviarlo agli altoparlanti. Questo vuol dire che si possono collegare le casse attive a un qualsiasi dispositivo, come uno strumento musicale, un lettore mp3, un microfono e così via, senza bisogno di fare nient’altro. Quelle passive, invece, hanno bisogno di un sistema di amplificazione che faccia da tramite, la loro installazione è quindi un po’ più complessa, ma la qualità del suono è maggiore, anche perché il sistema di amplificazione esterno a cui sono collegate consente di equalizzare i parametri audio a propria discrezione.

Sulla struttura esterna delle casse attive si può notare un potenziometro, che serve a regolare la potenza sia dell’amplificatore interno che delle casse. Oltre a questo, sono dotate di una presa di corrente, per poter essere collegate direttamente alla rete elettrica.

Vantaggi e svantaggi

Uno dei principali punti a favore delle casse attive è la semplicità di utilizzo: come già detto, non è necessario fare altri collegamenti, la qualità del suono è ottima, non bisogna impostare manualmente i parametri. Un altro pro di questo tipo di altoparlanti è che possono essere collegati a innumerevoli dispositivi, risultando quindi multifunzionali. Il terzo vantaggio deriva proprio dai primi due: essendo compatte e pronte all’uso sono molto comode anche da trasportare. Ora esistono anche casse attive bluetooth o wifi che ampliano ulteriormente la possibilità di collegarsi ai dispositivi, anche senza cavo.


Da quanto appena detto, sembrerebbe che le casse attive siano la soluzione ideale a qualunque esigenza, ma ci sono anche dei lati a loro sfavore, o meglio, dei motivi per cui a volte è meglio preferire le casse passive, come per esempio la fedeltà audio: con le casse attive, la comodità ha la meglio sulla professionalità. Non è possibile ricercare il suono perfetto, proprio perché la cassa è automatizzata e non esiste la possibilità di impostare manualmente i parametri, per questo il suono che ne risulta è leggermente piatto e neutro.

A questo proposito, però, è opportuno dire che per ovviare a questo limite alcuni modelli di casse attive sono dotati di un filtro crossover, che è in grado di modificare il suono delle casse per adattarlo alle proprie preferenze.

Nel seguente video potete approfondire l’argomento e sentire il parere di un esperto riguardo a quali casse siano migliori e perché.

Di quali materiali sono composte le casse attive?

Si potrebbe tendere a pensare che le casse in legno suonino meglio, dato che questo materiale è utilizzato da secoli per la costruzione di strumenti musicali. La questione però è un po’ più complicata di così: a differenza degli strumenti, infatti, le casse non devono suonare, ma riprodurre il suono.

Per questo motivo, il cabinet deve essere il più possibile sordo e rigido, altrimenti c’è il rischio che l’energia prodotta dall’amplificatore si disperda e svanisca invece di essere riprodotta. La cassa deve anche essere leggera ed ergonomica, preferibilmente dotata di una maniglia per agevolare il trasporto, o di appositi supporti sul retro per poterla appendere con facilità. Realizzare questi elementi accessori con la plastica è molto più semplice che con il legno, infatti la maggior parte delle casse in legno si limita a una struttura basilare senza complementi aggiuntivi.

Non dimentichiamo che le casse attive sono preferite proprio per la loro comodità, quindi è bene valutare anche questi aspetti prima di decidere quale comprare. I diffusori in plastica, inoltre, possono essere modellati in modo da presentare angoli smussati o realizzati in modo da ricavarne la tromba: un’incavatura utile a convogliare le alte frequenze.
In definitiva, la qualità del suono non dipende tanto dal materiale delle casse, ma dalla sua progettazione e dalle caratteristiche delle componenti utilizzate.

I prezzi delle casse attive

Il costo varia molto in base alla qualità del prodotto, ma in generale possiamo affermare che le casse attive sono spesso più economiche di quelle passive, anche perché quelle passive vengono prodotto attualmente ormai solo per il target audiofilo, per gli impianti audio ad alta fedeltà di casa, attenti alla qualità e per questo disposti a spendere cifre alte.

Il range di prezzo va da meno di cento euro per i modelli base con bassa potenza, e arriva a superare i 3000 euro per gli impianti professionali. Per dotarsi di un buon prodotto, tuttavia, non è necessario spendere così tanto: si trovano ottimi modelli a prezzi abbordabili per tutti.

L’importante, prima di procedere all’acquisto, è valutare le proprie esigenze per cercare la cassa più adatta in base a quello di cui abbiamo bisogno. Chiedere consiglio agli addetti alla vendita può essere molto utile per orientarsi sulla tipologia giusta.

Un altro aspetto fondamentale è valutare l’utilizzo che se ne farà, stiamo cercando delle casse attive monitor per il nostro homestudio, per sonorizzare feste o improvvisare karaoke? Per la sala prove? Le utilizzeremo come casse spia ai concerti, in un impianto PA come casse principali rivolte verso il pubblico oppure useremo solo una cassa portatile per esibirsi in strada? Questi aspetti ci devono far riflettere su aspetti come peso, potenza in RMS (non di picco), dimensioni e affidabilità.