Pezzi e componenti batteria acustica

Batteria acustica

La comparsa della batteria è direttamente collegata alla comparsa del jazz, che ci colloca negli Stati Uniti all’inizio del XX secolo. In realtà i vari elementi di questo strumento non provengono da questo paese, dato che la grancassa e il rullante vengono dall’Europa, i piatti dalla Turchia e dalla Cina, i tom dalla Cina, dall’Africa e dai territori degli indiani d’America. Dagli Stati Uniti proviene questo collage creato da musicisti sconosciuti, del quale si sa solo che è apparso per la prima volta nei bar e nei teatri intorno al 1890.

1900-1910
In origine, le orchestre suonavano con 3 o 4 percussionisti, uno per ogni elemento, ma l’invenzione del rullante e soprattutto del pedale della grancassa (commercializzato nel 1910 da Ludwig) ha reso possibile la creazione di un kit utilizzabile da un singolo suonatore che contemporaneamente poteva percuotere più elementi.
Ma il set creato in questo periodo non aveva l’aspetto che conosciamo; le pelli erano di origine animale, la grancassa di dimensioni davvero enormi con piccoli accessori attaccati ad essa (campane, wood-blocks, piccoli piatti sospesi,…). Di solito c’era un singolo tom chiamato tom cinese con due pelli montate direttamente sul corpo di legno utilizzando chiodi.

Gli anni ’20
In questo periodo i costruttori di tamburi aggiungono vari miglioramenti tecnologici, i primi tom accordabili e la comparsa dell’asta a pedale per hi-hat. È curioso notare che il piatto ride non veniva ancora utilizzato per scandire il ritmo.
Apparvero i primi virtuosi come Baby Dodds o Zutty Singleton e il suono e l’uso dello strumento si evolvettero con loro.

Dagli anni ’30 agli anni ’50
Un periodo che vede rivoluzioni e cambiamenti: nascono le Big Band, migliora la qualità dei materiali, si diffonde il piatto ride, i supporti dei tom (inventate dal costruttore Slingerland). C’è un batterista in questi anni che impersonifica l’evoluzione della batteria, ovvero Gene Krupa, che con canzoni come Sing, Sing, Sing, fa sí che lo strumento diventi parte fondamentale non solo del ritmo, ma della musicalità di una canzone. Non è l’unico batterista di spicco di questo periodo: vi raccomandiamo l’ascolto di Sydney Catlet, “Papa” Jo Jones, Kenny Clarke… Un periodo di grande esplosione musicale, in cui il batterista si consolida come strumentista.

Gli anni ’50 e ’60
Compaiono le pelli di tamburo sintetiche (commercializzate per la prima volta nel 1957 da Remo). Il produttore Rogers propone nel 1959 il primo sistema di fissaggio del tom veramente articolato (fissato sulla grancassa).
E ancora una volta la rivoluzione della musica Rock ‘n’ Roll, che ha dato impulso all’industria musicale e allo spettacolo, ha contribuito anche a rendere popolare questo strumento. Compaiono le prime star della batteria come Keith Moon (The Who) e soprattutto il grande John Bonham (Led Zeppelin). Sono un esempio di cambiamento nell’interpretazione, nel suono e nello stile, anche se rimangono grandi riferimenti nel jazz come Buddy Rich. In questo decennio nasce un nuovo modo totalmente differente di intendere lo strumento.

Dagli anni ’70 in poi
Non si può più parlare di rivoluzione, ma di sviluppo. Dagli anni ’70 a oggi la batteria si è evoluta, migliorando e ampliando le possibilità sonore dei tamburi e degli accessori. Una moltitudine di tipi di legno viene utilizzata per sperimentare suoni differenti, assieme a materiali come il metacrilato o l’acciaio. Sistemi di fissaggio innovativi permettono la creazione di kit enormi (Monster Kit) includendo una moltitudine di timpani, due grancasse e una serie infinita di piatti.
Gli anni ’70 videro la comparsa di produttori giapponesi (Pearl, Tama, Yamaha,…), i quali ampliarono l’offerta di batterie di costruzione europea o americana, democratizzando i prezzi e rendendolo uno strumento più accessibile. Dalla fine degli anni ’70 la tecnologia ha fatto esplodere una grande quantità di batterie elettroniche, ritmi preregistrati, drum machine…che ampliano le possibilità dei batteristi, i quali possono esprimere al meglio la propria creatività.
Ma ciò che è innegabile è che la diffusione della batteria ha avuto il suo effetto maggiore grazie alla comparsa di batteristi di altissimo livello tecnico e musicale come Vinnie Colaiuta, Dave Weckl, Dennis Chambers e molti altri.
L’evoluzione di questo strumento in un secolo è stata incredibile e in questi ultimi decenni ancora di più. Sarebbe bello poter mostrare a Gene Krupa le finiture estetiche e i suoni a disposizione al giorno d’oggi.

Quali sono gli elementi che compongono una batteria acustica?

Una batteria è composta da una serie di tamburi, per lo più in legno, coperti da pelli in materiale sintetico. Queste ultime contengono a volte una sostanza oleosa tra due strati in plastica per ottimizzare il suono. I tamburi montano due pelli, una battente superiore e una risonante inferiore. Vanno accordate regolando la tensione dei tiranti che le fissano al fusto grazie ad un cerchio in metallo o in legno. Gli altri elementi presenti in una batteria acustica sono i piatti, che possono variare per forma, dimensione e materiale di fabbricazione e vari strumenti a percussione come campanacci, tamburelli, rototom, wood blocks, stacks e così via, a seconda della creatività di ogni singolo batterista.
Gli elementi utilizzati nel drum set sono:

  • Il rullante: è un tamburo che ha una serie di fili in metallo (che costituiscono la “cordiera”) a contatto con la pelle risonante. Questi gli conferiscono un caratteristico suono brillante che rende questo tamburo il cuore della batteria. Esistono rullanti in legno, in vari tipi di metallo e in metacrilato. La differenza dei materiali, dello spessore e della profondità del fusto, nonché il livello di tensione delle pelli, genera un suono differente, adatto, a seconda delle varie combinazioni, a generi musicali differenti. Vi rimandiamo a questo approfondimento sulle tipologie di rullanti.
  • La grancassa: è un tamburo che può avere dimensioni che vanno generalmente dai 16 ai 26 pollici di diametro e dai 14 ai 22 pollici di profondità. Non esistono comunque regole a riguardo ed è possibile trovare grancasse di dimensioni differenti, soprattutto se prodotte artigianalmente. A causa delle grandi dimensioni, questo tamburo fornisce un suono ricco di basse frequenze; viene suonato utilizzando un pedale che il batterista aziona con il piede. In alcuni casi, soprattutto per quanto riguarda il Metal e i suoi sottogeneri, la grancassa viene suonata con un doppio pedale, utilizzando entrambi i piedi.
  • I tom: il loro numero è estremamente variabile, a seconda del genere musicale. In genere un batterista ne utilizza un minimo di uno o due, ma alcuni Monster Kit ne montano fino a 10-15. Sono appoggiati alla grancassa attraverso supporti che ne permettono il posizionamento a diverse altezze e angolazioni o in alcuni casi hanno supporti a parte. Sono tamburi più profondi di un rullante e non hanno la cordiera. Solitamente il loro diametro varia da 6 a 15 pollici.
  • Floor tom o timpano: Sono tom di dimensioni maggiori (e quindi dal suono più grave) che nella maggior parte dei casi hanno tre gambe fissate al fusto, le quali permettono di posizionarli a terra. In una batteria sono presenti in media 1-2 timpani, di dimensioni variabili da 14 a 20 pollici e oltre. Dai 18 pollici in su, invece che di timpano, si parla di gong drum.
  • Hi-hat: si tratta di un sistema composto da due piatti (solitamente da 14 pollici) che, installati su un supporto dotato di pedale, possono muoversi l’uno contro l’altro verticalmente per produrre il suono. Possono essere suonati aperti o chiusi, a seconda dell’intenzione del batterista o del tipo di musica suonata. Una curiosità: anche se questi piatti sono conosciuti come Hi-hat, in Italia sono spesso indicati con il nome “Charleston” (o piatti del Charleston).
  • Ride: è un piatto grande tra i 17 e i 28 pollici, che ha la funzione di portare il ritmo in sostituzione degli Hi-hat; è l’elemento fondamentale dell’accompagnamento nella musica jazz e ha al centro una campana in rilievo, usata per accentuare alcune note.
  • Crash: il piatto che si usa per dare accenti forti all’esecuzione, ma anche per accompagnare parti intense. Ne esistono migliaia di tipi, dal suono più o meno lungo e più o meno brillante, con un diametro variabile da 14 a 20 pollici.
  • Splash: è un piatto più piccolo, tra i 5 e i 13 pollici, che viene utilizzato per creare alcuni effetti ritmici, grazie al suono squillante e rapido.
  • China: piatto dal suono potente utilizzato per effetti speciali, viene posizionato a testa in giù e può avere dimensioni variabili da 10 a 22 pollici.
  • Pedali: vengono utilizzati per controllare alcuni elementi della batteria, come gli Hi-hat, la grancassa e in alcuni casi piccole percussioni come campanacci e wood blocks. I pedali sono costituiti da una piattaforma sulla quale il piede applica una pressione; un sistema di trazione (solitamente a catena) provoca la trasmissione del movimento e la tensione necessaria affinché il battente torni alla sua posizione di riposo. I battenti possono avere una testa fatta di plastica, legno o feltro. Negli ultimi anni, l’uso del doppio pedale (ovvero di un pedale a due battenti che si usa con entrambi i piedi) è diventato più comune, poiché questo sistema permette di suonare pattern più complessi senza dover utilizzare una seconda cassa.