Dulcimer appalachiano, storia e caratteristiche

Dulcimer appalachiano

Nel novero degli strumenti a corda della famiglia dei liuti, il dulcimer appalachiano è sicuramente uno dei cordofoni a pizzico più interessanti sotto diversi aspetti. Nello specifico, le sue forme molto originali e la storia che circonda questo strumento – che affonda le sue radici addirittura nella regione dell’Appalachia degli Stati Uniti – fanno sì che si tratti di uno strumento particolarmente interessante da suonare e da ascoltare vista la vibrazione diatonica dovuta dal corpo lungo che ospita una grande tastiera.

Le particolarità del dulcimer appalachiano cominciano già dall’analisi del suo nome. Nello specifico, non è noto perché lo strumento si chiami così perché in letteratura e nella storia della musica non ci sono informazioni utili a stabilirne concretamente gli usi. Quel che è certo è che esistono parecchi strumenti a corde appartenenti a questa categoria di liuti a manico lungo, con la presenza di forme slegate fra cui è possibile annoverare il dulcimer martellato con cui condivide parecchie caratteristiche in merito al suono ma differisce sostanzialmente per il modo in cui si eseguono le note.


La storia del dulcimer appalachiano

La nascita del dulcimer appalachiano è parecchio confusa e non esistono fonti storiche in grado di accertarne il periodo storico di creazione o i primi utilizzi dello strumento. Ciò che è certo è che il dulcimer appalachiano sia stato importato in America nel XIX secolo grazie a immigrati irlandesi stanziati proprio sulle colline americane, ma anche in questo senso tutte le informazioni storiche sul dulcimer appalachiano sono pressoché speculative. Uno dei maggiori teorici di storia della musica, Lucy M. Long, ha scritto molto sullo strumento. Secondo le fonti in suo possesso, lo sviluppo organologico di quest’ultimo si divide in 3 fasi diverse: la prima comincia nel 1700 ed è quella di transizione, in seguito c’è la fase tradizionale fino al 1940 e ad oggi la fase contemporanea.

Secondo la tradizione dei liutai del Volga, una città molto nota del West Virginia, il dulcimer appalachiano è uno strumento nato quasi per errore, cioè un modo per replicare apparecchi per produrre il suono che per via della complessità realizzativa e materiali a disposizione non erano possibili. Uno dei principali esperti di dulcimer appalachiani era il soprano Loraine Wyman, la quale ha contribuito a fare crescere la popolarità dello strumento sia in America che nel mondo, creando sinfonie e spartiti per quest’ultimo riprodotte in sale da concerto, locali da ballo o bar.

In epoca recente, qualche decina d’anni dopo il secondo dopoguerra il dulcimer appalachiano è diventato il principale mezzo attraverso il quale creare della musica molto orecchiabile di genere medievale, country e popolare. Persino Brian Jones, famosissimo chitarrista dei Rolling Stones ha suonato lo strumento, riproducendo in diverse occasioni hit molto apprezzate dal pubblico come ad esempio Lady Jane. Dagli anni 2000 in poi il dulcimer appalachiano ha perso un po’ della sua popolarità, per lo meno da un punto di vista commerciale. Viene suonato ancora in occasione di feste di paese oppure per ragioni di folklore.

Com’è fatto il dulcimer appalachiano

Per quanto riguarda l’aspetto estetico, il dulcimer appalachiano è quello che strutturalmente viene considerato uno strumento popolare a scatola cetra di tipo spennata. La cassa è realizzata in legno rustico – abete o cedro – al fine di migliorare la tonalità del suono, mentre il salterio è composto di materiali molto più duri come ciliegio o quercia. La forma estetica è molto peculiare, sebbene non ci sia una lunghezza minima o massima da rispettare. La cassa di risonanza è lunga e molto stretta, con un manico centrato sopra questa che si espande per tutto il salterio fino a un massimo di 1 metro per una larghezza che non supera mai i 19 centimetri.

Sulla cassa di risonanza si trovano da due a quattro fori, posizionati proprio nelle vicinanze dell’attacco inferiore e del salterio, con forme diverse che servono a variare la chiave musicale. In America, luogo dove i dulcimer appalacchiani sono ancora oggi molto utilizzati c’è una lunga e complessa tradizione per la loro creazione e non è difficile trovare strumenti dalle forme peculiari oppure con incisioni uniche. La più comune, comunque, è quella a clessidra che favorisce anche l’impugnatura del musicista nel momento dell’utilizzo.

Sull’estremità del manico è presente il salterio che blocca le corde. Questo strumento può averne di diverse, da un minimo di tre a un massimo di sei. La disposizione sulla tastiera non varia, e nei dulcimer con almeno 4 corde queste ultime sono di solito raddoppiate al fine di rendere il suono più caratteristico.


Come si suona il dulcimer appalachiano

Per suonare il dulcimer appalachiano è richiesta parecchia tecnica e perizia. In particolare, il musicista che vuole utilizzarlo correttamente deve tenere lo strumento affinché la posizione resti piana, ad esempio adagiandolo su un tavolo, a terra oppure sulle ginocchia. Questa posizione è quella preferita dagli autori di strada oppure durante l’esecuzione di opere di natura folkloristica e balli popolari. Le corde del dulcimer appalachiano vanno afferrate dall’alto verso il basso, avendo cura di tenere rigido il braccio per evitare strattoni improvvisi che possono ridurre la qualità del suono. In alternativa, una tecnica molto funzionale è quella del pizzicamento delle dita che viene usata anche per la chitarra, ma è sconsigliato l’uso del plettro, per lo meno in fase di studio.

Il dulcimer appalachiano è suonato soprattutto su una sola corda, quella più alta, utilizzando le restanti come droni ma nulla proibisce di suonare anche accordi semplici. La tradizione americana stabilisce un metodo del tutto originale per suonare questo strumento, il quale prevede che il musicista utilizzi una bacchetta di bambù, la quale viene inserita all’interno dei tasti e premuta: il risultato è quello di un tono molto glissato, simile al vetro, e rende il dulcimer appalachiano capace di raggiungere i toni intermedi, praticamente impossibili da riprodurre in altra maniera vista la conformazione fisica dell’attrezzo musicale.

Le accordature e la fattura del dulcimer appalachiano

Data la sua natura di salterio con cassa, il dulcimer appalachiano è molto simile alla chitarra steel. Come tale, ha una tavola piatta sulla cui base è appoggiata la tastiera. Il suono che è possibile riprodurre suonandolo è essenzialmente diatonico, ma esistono alcune varianti che permettono di raggiungere persino i semitoni premendo più di un tasto, aumentando di conseguenza anche la difficoltà di utilizzo dello strumento. Non sono molto diffuse, invece, le varianti cromatiche, che restano esclusivo appannaggio dell’opera di qualche appassionato o artigiano della creazione di strumenti musicali.

Per accordare il dulcimer appalachiano solitamente si ricorre a due tipologie diverse: c’è in primi il re-la-la; il re-la-re e il re-la-do. Da questo strumento sono nate parecchie varianti di cui la più famosa è sicuramente il Banjo dulcimer chiamata in seguito al brevetto come dulcjo, un simpatico gioco di parole che unisce parti del nome di entrambi gli strumenti. Si caratterizza per la presenza di sole tre corde che seguono uno schema diatonico.