Organo a pompa, storia e caratteristiche

Organo a pompa

L’organo a pompa prima del 1700 era del tutto sconosciuto nel continente europeo, venne infatti introdotto dai cinesi in Russia nella seconda metà del secolo XVIII, e in poco tempo si diffuse nel resto d’Europa, grazie alla figura di C. Kratzenstein, un filologo danese che ne realizzò il primo esemplare.

Successivamente la struttura dello strumento subì una serie di modifiche costruttive che lo resero classificabile come un vero e proprio organo, munito di un serbatoio d’aria, dotato di una tastiera e di due pedali funzionali ad azionare i mantici per l’aria.

A cavallo tra la fine dell’Ottocento e gli inizi del Novecento, l’organo a pompa si diffuse soprattutto nelle piccole chiese e nelle abitazioni, tuttavia nelle chiese più importanti, e più grandi, si preferì suonare gli organi a canne per via della loro spiccata versatilità in termini di resa sonora (maggiore volume del suono). Ma nonostante questi limiti sonori, l’organo a pompa trovò la sua diffusione nelle piccole chiese perché meno costoso e voluminoso rispetto all’organo a canne, caratteristiche che contribuirono a renderlo facilmente trasportabile anche in territori lontani dalla madrepatria. Ai tempi dell’imperialismo ogniqualvolta si dovesse scegliere quale strumento portare con sé per un lungo viaggio, l’opzione migliore ricadeva sull’organo a pompa, per via delle ridotte dimensioni poteva essere facilmente trasportato in territori che all’epoca risultavano privi di strade o di linee ferroviarie.

L’utilizzo di questo strumento musicale interessò anche gli Stati Uniti d’America, dove tra la fine dell’Ottocento e i primi anni del Novecento si affinò la tecnica costruttiva: in particolare si realizzarono vari modelli che differivano per dimensione e sonorità, infatti ce n’erano alcuni di dimensioni simili a quelle di una cassettiera e altri in grado di produrre una sonorità che non veniva intaccata dalle condizioni climatiche quali l’umido o il calore. Questi aspetti contribuirono alla sua diffusione anche nelle regioni calde, collocate più a sud sia in Europa che nelle Americhe. Nel XX secolo lo strumento raggiunse l’apice della popolarità: se ne costruirono svariati esemplari, alcuni basilari (nella forma e nelle funzioni) e altri particolarmente complessi e voluminosi, comprensivi di custodie con un design elaborato, e quindi più costosi.

È importante (come si vedrà nel prossimo paragrafo) sottolineare l’esistenza di due differenti tipologie di organi a pompa: il primo si sviluppò in Francia nel corso dell’Ottocento, ed è tutt’ora conosciuto come harmonium, ovvero un organo ad aria compressa; il secondo modello (organo ad aria aspirata) venne realizzato negli Stati Uniti d’America. Ambo gli strumenti, durante il Novecento, vennero rimpiazzati dall’organo elettrico. Ma vediamo ora quali sono le peculiarità costruttive dell’organo a pompa e le differenti tipologie che si sono affermate lungo il corso degli anni.

Come è fatto un organo a pompa


L’organo a pompa (meglio conosciuto col nome di organo ad ancia) presenta al pari della cornamusa, della gaita o della zampogna un serbatoio d’aria ed è per questo riconducibile alla famiglia degli strumenti aerofoni.

È munito di una tastiera e di due pedali che servono a generare per mezzo dei mantici il soffio d’aria determinante la sonorità.

Per via delle varie tipologie di organi a pompa esistono differenze che attengono principalmente il meccanismo di funzionamento e di riempimento delle ance, vediamo nel dettaglio i principali modelli di organo a pompa.

L’armonium francese

L’organo ad aria compressa si afferma in Francia durante la prima metà dell’Ottocento e si diffonde rapidamente in tutta l’Europa occidentale.

Dal punto di vista costruttivo si registra la presenza di sacche (o mantici) che si gonfiano d’aria grazie alla presenza di un serbatoio, e di conseguenza le ance vengono sottoposte alla vibrazione.

Grazie all’inventore (nonché organista) Auguste Victor Mustel, l’harmonium è interessato da un’evoluzione costruttiva determinante una serie di migliorie riguardanti il sound e il design. I modelli di Mustel furono molto apprezzati per la loro costruzione, infatti venivano impiegati legni rinomati e resistenti come il palissandro o il rovere che, inevitabilmente, condizionavano (in positivo) il timbro sonoro e la solidità dello strumento. Grazie a queste caratteristiche, l’organo ad aria compressa incominciò ad essere impiegato con costanza durante le celebrazioni liturgiche e in occasioni più informali, a testimonianza del suo variegato utilizzo.

Le differenze di timbro sono da ricondurre alla costruzione delle ance: infatti è la loro forma a determinare le varie sfumature sonore, inoltre tramite i registri ad ance libere, il suonatore poteva controllare l’evoluzione della dinamica del suono anche grazie a delle particolari ginocchiere.

Il reed organ statunitense


L’organo ad aria aspirato, meglio conosciuto come reed organ, si sviluppa in terra statunitense nel corso dell’Ottocento.

Lo strumento viene costruito dalle sapienti mani degli artigiani che, inizialmente, si adoperano nel crearne diversi modelli. Tecnicamente nel reed organ i mantici introducono l’aria esterna per poi fare vibrare le ance. Come per quello francese, anche l’organo a pompa americano dispone di pedali e tastiera, ciò che invece cambia (a seconda dell’anno di costruzione) è la forma dello strumento: infatti per i modelli prodotti nella prima metà del Novecento si nota un design piuttosto ricercato e particolare a testimonianza del fatto che la costruzione veniva effettuata in base alle esigenze del cliente.

Con l’affermazione della grande industria, si assiste invece alla creazione di modelli standard, ovvero esemplari piuttosto simili sia nella forma e sia per i materiali lignei impiegati. Tuttavia, nonostante la produzione di massa, durante gli anni Cinquanta del Novecento si realizza la produzione di modelli d’organi pieghevoli funzionali ad essere agevolmente trasportati. Il legno utilizzato nella costruzione del reed organ rappresentava una delle determinanti della qualità, infatti a seconda del tipo di materiale ligneo impiegato si producevano sound differenti.

Questo strumento risultava apprezzato per la sua versatilità di utilizzo, a testimonianza di ciò, al seguente link si può apprezzare la resa sonora in diverse esecuzioni musicali.

L’organo o harmonium indiano

Questa variante orientale non differisce tanto dagli organi a pompa occidentali, quello che risulta differente è la sua struttura le cui ridotte dimensioni hanno l’obiettivo di renderlo facilmente trasportabile dai musicisti.

Infatti il design dello strumento appare notevolmente più compatto rispetto agli organi occidentali, la forma è di tipo rettangolare e inoltre si suona impiegando una mano per la tastiera mentre l’altra è utilizzata per rendere operativo il sistema del mantice, localizzabile al lato dello strumento.

Le differenze non finiscono qui: sul versante costruttivo si nota la presenza di un sistema che se azionato avvia una serie di note che fanno da sfondo durante l’esecuzione.

Come si suona?

Il funzionamento dell’organo a pompa è piuttosto facile e intuitivo, infatti i tasti (collocati sulla tastiera) una volta pigiati azionano le ance, ovvero una volta che si calca un tasto l’aria del mantice invade l’ancia, e grazie a questo sistema si produce il suono.

Esiste poi una varietà di suoni chiamati registri: questi si azionano attraverso delle manopole funzionali ad attivare dei suoni aggiuntivi che ne accrescono la versatilità d’utilizzo.