Sintetizzatori Moog, storia e caratteristiche

Sintetizzatore Moog System 35 - Foto di Georgios Garganopoulos

Moog è da sempre un marchio di riferimento per i tastieristi professionisti e gli appassionati di musica elettronica in tutto il mondo. I sintetizzatori Moog sono conosciuti per la loro qualità costruttiva, la versatilità, ma soprattutto il suono unico e distintivo. Molti artisti e band di fama mondiale hanno utilizzato questi strumenti iconici nelle loro performance, contribuendo a rendere il marchio così popolare e rispettato nell’industria musicale.

La storia di Moog

La storia dell’azienda Moog inizia nel 1954, quando il Dr. Robert Moog comincia a costruire sintetizzatori modulari. Nel 1964, il suo primo prodotto commerciale, il Moog Modular, è stato presentato al mercato e ha rapidamente guadagnato popolarità tra i musicisti e i compositori di musica elettronica. Nel 1970, Moog ha introdotto il Minimoog, uno strumento dalle dimensioni più compatte e dal prezzo più accessibile, che è diventato uno standard nella produzione musicale dei decenni seguenti. Negli anni successivi, Moog ha continuato a sviluppare nuovi prodotti e tecnologie, tra cui il Polymoog, il Taurus e il Source.

Dagli anni ’80 ad oggi, la Moog Music ha attraversato diverse fasi e cambiamenti, finendo però in bancarotta nel 1986.

Nel 2002, Bob Moog è riuscito a riacquistare i diritti perduti del suo stesso marchio, ha rilanciato il proprio business e ha ripreso la produzione di sintetizzatori con il Minimoog Voyager, immesso sul mercato nel 2004. Il fondatore dell’azienda californiana è deceduto l’anno successivo, ma, l’impresa ha continuato a produrre sintetizzatori di alta qualità, mantenendo fede alla tradizione e all’alto livello dei prodotti originari. Nel 2017, Moog Music ha commercializzato un nuovo sintetizzatore chiamato Moog One, che è stato acclamato dalla critica per le sue qualità sonore e la sua versatilità.

In generale, dal momento in cui Robert Moog ha lasciato l’azienda, la Moog Music ha attraversato diverse fasi e cambiamenti, ma è riuscita a mantenere un’alta reputazione per la qualità e l’innovazione dei suoi prodotti, continuando ad essere un marchio di riferimento nell’industria dei sintetizzatori.


I modelli più iconici

La Moog Music ha prodotto molti modelli di sintetizzatori che sono diventati famosi nel corso degli anni, innovando ogni volta la propria proposta commerciale e il mercato in generale. Tra i prodotti più noti dell’azienda si possono citare:

  • Moog Modular: Il primo strumento commerciale di Moog, presentato nel 1964. Era un sintetizzatore modulare che consentiva ai musicisti di creare suoni personalizzati attraverso l’uso di moduli separati.
  • Minimoog: (1970) è stato uno dei primi sintetizzatori portatili e compatti, diventando uno standard nel settore della produzione musicale.
  • Polymoog: (1975) questo strumento offriva la capacità di generare suoni multi-voce, essendo di fatto uno dei primi sintetizzatori analogici e polifonici disponibili sul mercato.
  • Taurus: (1975) una pedaliera dedicata all’emissione di basse frequenze; questo strumento è stato utilizzato da molti artisti per creare effetti sonori unici. Aveva il vantaggio di essere suonato con i piedi, quindi consentiva ai musicisti di avere le mani libere per utilizzare contemporaneamente una chitarra o una tastiera.
  • Source: (1977) è stato uno dei primi strumenti a utilizzare la tecnologia di sintesi di frequenza modulata, che ha permesso di generare suoni più complessi e ha aperto panorami sonori decisamente più ampi.
  • Moogerfooger: lanciata nel 2002, questa serie di pedali effetto è stata progettata per fornire ai musicisti un’ampia gamma di opzioni per la manipolazione del suono; la serie Moogerfooger include distorsioni, filtri, pedali di modulazione e molto altro.
  • Minimoog Voyager: (2004) una replica del celebre Minimoog originale (diventato nel frattempo molto raro); questo sintetizzatore ha mantenuto la qualità e la versatilità del suo predecessore ma con alcune funzionalità aggiuntive come le connessioni MIDI, CV/Gate e la memoria per i preset.
  • Little Phatty: (2007), questo sintetizzatore è stato progettato per essere un’opzione più economica e compatta rispetto al Voyager, aggiungendo una serie di funzioni digitali molto utili.
  • Sub Phatty: (2013), uno strumento progettato per offrire un suono potente e dedicato alle basse frequenze.
  • Moog One: (2017), è stato acclamato dal pubblico per la sua qualità sonora e la sua versatilità. È stato il primo sintetizzatore polifonico di Moog in oltre 30 anni.
  • Moog Subharmonicon: Lanciato nel 2018, questo sintetizzatore semimodulare compatto è stato progettato per generare suoni complessi e ricchi utilizzando tecniche di sintesi subarmoniche.
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Il contributo di Moog alla musica moderna

I sintetizzatori Moog hanno avuto un grande impatto sul panorama musicale moderno, in particolare nella creazione di suoni elettronici entrati nella storia e nell’uso di tecniche di modulazione. Molti artisti di fama mondiale, come Wendy Carlos, Keith Emerson, Jan Hammer e Jean Michel Jarre, hanno utilizzato i sintetizzatori Moog nelle loro composizioni e hanno contribuito alla diffusione dei suoni elettronici nella musica pop e rock.
I sintetizzatori Moog sono stati utilizzati in molti dischi di successo a partire dagli anni ’60. Alcuni dei più famosi includono:

  • “Switched-On Bach” di Wendy Carlos (1968): Questo album, che presenta brani di Johann Sebastian Bach eseguiti su un sintetizzatore Moog, è stato uno dei primi ad utilizzare ampiamente i suoni elettronici arrivando anche a vincere un Grammy.
  • “Tarkus” degli Emerson, Lake & Palmer (1971): un epico disco di rock progressivo, che presenta una traccia di 20 minuti intitolata “Tarkus” all’interno della quale vengono utilizzati abbondantemente i sintetizzatori Moog.
  • “Oxygene” di Jean Michel Jarre (1976): un pilastro della musica elettronica che ha venduto milioni di copie in tutto il mondo; è stato scritto utilizzando vari strumenti Moog.
  • “Trans-Europe Express” dei Kraftwerk (1977): questo album di musica elettronica tedesca, è stato registrato utilizzando anche un Minimoog e ha ispirato molti artisti successivi nell’utilizzo dei suoni elettronici.

Questi sono solo alcuni esempi di dischi che hanno fatto largo uso dei sintetizzatori Moog e hanno influenzato la musica moderna. Molti altri artisti e band hanno continuato a suonare questi strumenti in modo creativo nei decenni successivi, fino ad arrivare al giorno d’oggi.


Le evoluzioni moderne

La Moog Music continua a progettare nuovi sintetizzatori basati sulle tecnologie e sui suoni classici sviluppati da Robert Moog, ma aggiungendo funzionalità al passo con i tempi. Alcuni modelli di sintetizzatori compatti sono la risposta ad un mercato che chiede una maggiore portabilità degli strumenti, senza sacrificare la potenza e la versatilità sonora del marchio. Parliamo ad esempio del Mother-32, del DFAM e del già citato Subharmonicon, una serie di piccoli strumenti semimodulari che offrono prestazioni di alto livello, occupando poco spazio e ad un prezzo accessibile. Sono macchine tra loro complementari e spesso acquistate assieme per avere a disposizione numerosissime possibilità sonore all’interno di uno studio di registrazione.

Tutti questi strumenti sono stati progettati per offrire la flessibilità e la creatività dei sintetizzatori modulari originali di Moog in forme più accessibili e convenienti per i musicisti moderni e per interagire tra loro grazie alla presenza di pannelli che permettono di collegare diverse parti degli strumenti. Si riesce così a creare potenzialmente una gamma infinita di suoni e modulazioni.
Inoltre, la Moog Music ha continuato a sviluppare numerose versioni software dei corrispettivi strumenti fisici; come ad esempio il software Animoog per iPad, che offre un’interfaccia intuitiva per creare sonorità classiche e sperimentali utilizzando i modelli di sintesi di Moog che riproducono prodotti fisici esistenti, ma aggiungendo una serie di funzioni assenti negli esemplari originali, rese possibili dalla tecnologia digitale.