L’arpa, storia e caratteristiche

Arpa, storia e suono

L’arpa è uno strumento musicale che viene suonato pizzicando le corde che lo compongono, per questo motivo è considerato a tutti gli effetti un cordofono a pizzico. Inoltre, ricopre una posizione di spicco per quanto riguarda la storia della musica. Ciò è dovuto al fatto che l’arpa è ancora oggi lo strumento più antico di cui si hanno notizie, costruito in moltissime forme diverse e diffuso capillarmente in ogni paese, così come in ogni periodo storico rilevante.

Andiamo dunque a ripercorrere le origini di questo strumento musicale antichissimo capace di suscitare un fascino davvero unico nel suo genere.

Nascita, storia ed evoluzione dell’arpa: lo strumento più antico mai scoperto

Le prime arpe conosciute sono riconducibili a un’epoca molto remota, quella dell’antico Egitto e, più precisamente, risalgono al 2500 a.C circa. Tuttavia la loro forma era ancora molto distante da quella che conosciamo oggi, infatti gli strumenti del passato erano provvisti di un numero di corde davvero ridotto, caratteristica dovuta alla mancanza di una colonna portante capace di sostenere l’elevata tensione che le corde stesse devono scaricare sul telaio. La cosiddetta arpa a cornice, ovvero quella che include una massiccia colonna sulla parte anteriore, fece la sua prima comparsa nel territorio dell’Europa occidentale durante il medioevo, ovvero tra il VIII e il X secolo d.C. Nonostante restino pochissimi cenni storici risalenti a questo periodo, le opere d’arte giunte fino ai giorni nostri suggeriscono come le arpe medioevali fossero provviste di 10 o 11 corde. Per giungere alle arpe più simili a quelle moderne toccherà invece aspettare il XIV secolo. Questi strumenti, provenienti dall’Irlanda, sono infatti completi di una cassa di risonanza utile per l’amplificazione dei suoni prodotti dall’esecutore.

In ogni caso, le arpe diffuse in Europa continentale erano molto diverse da quelle prodotte in Irlanda, infatti, le prime prevedevano una colonna anteriore più sottile e più dritta, anche il collo presentava uno spessore ridotto e una curvatura tendente alla parte superiore della colonna. Queste ultime sono denominate arpe rinascimentali ed erano composte da un minimo di 24 diverse corde realizzate in budello che venivano fissate tramite i brays alla tavola armonica dello strumento. Solamente con l’arrivo del XVII secolo le arpe vennero assemblate utilizzando diversi corpi solidi e prevalentemente dritti. Diversamente, le cosiddette arpe a tre corde si diffusero in territorio italiano solamente sul finire del XVI secolo e sull’inizio del successivo XVII. Dopodiché segui l’ingegnosa invenzione dell’arpa a due corde, costruita posizionando queste ultime in modo strategico, e successivamente accordate per permetterne un utilizzo a due mani. In questo modo, passando un dito tra le due corde, il musicista aveva la possibilità di raggiungere le note cromatiche semplicemente facendo uso della fila adiacente.

Per quanto concerne le precedentemente citate arpe a tre corde, è importante sottolineare come le due file di corde posizionate esternamente fossero accordate seguendo la scala diatonica, mentre quella posizionata tra le due era accordata sui semitoni cromatici delle file più esterne. I principali vantaggi di questa particolare soluzione erano sostanzialmente due. Il primo permetteva all’esecutore di suonare con maggiore facilità tutti quei brani in cui fossero presenti delle note ripetute da eseguire rapidamente. Il secondo vantaggio è dovuto alle due file di corde raddoppiate che rendevano possibile riprodurre questi stessi suoni ripetuti, amplificando al contempo la risonanza dello strumento.

Le tipologie di arpa attraverso i secoli

Oltre alle succitate arpe irlandesi e rinascimentali, durante la storia di questo strumento così antico sono molte le versioni che hanno potuto susseguirsi.

Un modello predecessore dell’arpa rinascimentale è sicuramente l’arpa gotica. Infatti, a cominciare dal XIV secolo, si diffuse un’arpa di dimensioni leggermente maggiori rispetto a quelle comuni sino a quel momento. Questa prese il nome di arpa gotica, composta da circa 24 corde realizzate in budello e leggermente più alta delle precedenti.

Oltre all’arpa gotica esistette anche l’arpa spagnola. Le prime arpe originarie della Spagna erano principalmente formate da uno o due ordini di corde non parallele, diverse dunque da quelle italiane. Di solito queste erano circa 29 o 30, e venivano disposte in maniera incrociata. In questo modo ogni arpa spagnola presentava delle corde cromatiche intersecate con quelle diatoniche in modo da formare una X. Grazie a questa particolare soluzione, gli arpisti dell’epoca potevano eseguire ogni nota con entrambe le mani.

Infine, l’arpa rinascimentale spagnola, trasportata nel 1600 dal Vecchio continente al Nuovo mondo, ebbe modo di svilupparsi ulteriormente e in maniera totalmente diversa. Da qui nacquero le arpe centro e sud americane, tra cui anche l’arpa paraguaiana. Quest’ultima è caratterizzata da un suono più dolce e da una struttura più leggera.

L’arpa che dal passato è giunta direttamente ai giorni nostri

Tra tutte le arpe realizzate solamente una sfrutta un meccanismo che viene utilizzato ancora oggi sugli strumenti moderni. Questa è rappresentata dall’arpa a pedale a doppia azione, risalente al 1810 d.C. Infatti, anche l’arpa ad azione singola presenta uno svantaggio musicale abbastanza rilevante poiché questi particolari strumenti non sono in grado di suonare in ogni tonalità. Proprio per questo motivo nel 1810 vennero brevettate le prime arpe complete di pedali a doppia azione. In questi modelli, i sette pedali possono essere premuti due volte, permettendo il passaggio delle corde attraverso due diversi dischi dentati, anziché in uno soltanto. Così facendo, nel momento in cui l’arpista andava ad azionare il pedale, premendolo nella prima tacca, il disco superiore eseguiva una parziale rotazione tenendo la corda molto saldamente, in questo modo era possibile modificarne l’intonazione. Al contrario, il disco inferiore ruotava parzialmente senza toccare però la corda. Per variare nuovamente l’intonazione dello strumento, il musicista poteva premere ancora il pedale, ruotando così per una seconda volta il disco inferiore, in maniera tale da tendere maggiormente le corde. Questa particolare soluzione è utilizzata ancora oggi sugli strumenti moderni e comunemente diffusi.

Sono originari del nostro Paese ben due arpisti particolarmente apprezzati a livello internazionale. Stiamo parlando di Clelia Gatti-Aldrovandi, scomparsa nel 1989, prima arpista del Teatro Regio di Torino dal ‘19 al ‘21 e successivamente concertista internazionalmente riconosciuta, nonché docente di arpa. Il tutto senza dimenticare il secondo nome di rilievo, quello di Alberto Salvi. Quest’ultimo fu capace di distinguersi grazie alla sua attività solistica con l’arpa, durante un periodo storico nel quale gli arpisti erano per lo più musicisti accompagnatori.

In conclusione possiamo dunque affermare come l’arpa sia uno strumento caratterizzato da molteplici influenze storiche che ne hanno portato la modifica e il perfezionamento tecnico e costruttivo sotto molti punti di vista. Infatti, come abbiamo avuto modo di vedere, le arpe hanno origini antichissime e prendono spesso il nome dal territorio in cui hanno potuto diffondersi maggiormente durante i secoli.
Per questo motivo ancora oggi questo strumento musicale è particolarmente apprezzato e adotta soluzioni provenienti dal passato, come ad esempio il precedentemente citato pedale a doppia azione utilizzato tutt’ora sulle arpe moderne.