La ghironda, storia e caratteristiche

ghironda

La ghironda è uno strumento musicale molto antico, che affonda la sua invenzione addirittura nel medioevo e che ancora oggi annovera fra le fila dei suoi estimatori un buon numero di appassionati di musica, soprattutto coloro che hanno particolare vocazione per i cordofoni. Secondo il sistema di classificazione Hornbostel-Sachs, questo strumento ha il codice 321.321-72 e la sua diffusione a livello musicale, oggi, è limitata a un utilizzo veramente ridotto, solitamente quello di allietare e accompagnare manifestazioni o cortei che rievocano le gesta dei fasti medievali oppure per l’esecuzione di brani della musica barocca, rinascimentale o della tradizione europea occidentale e orientale.

La ghironda è uno strumento spesso frainteso o del tutto sconosciuto a chi si avvicina alla musica per la prima volta. Data la sua storia, composizione e il meccanismo di funzionamento e la sua forma estetica è un cordofono molto interessante con caratteristiche polifoniche e nel corso dei secoli molti compositori eccellenti hanno espresso, più volte, delle lodi alla ghironda, capace di rendersi polifunzionale e sopravvivere adattandosi a diversi stili di musica e utilizzi.


La storia della ghironda: dal medioevo ai giorni nostri

Le prime testimonianze storiche che parlano della ghironda, in inglese Hurdy Gurdy lo identificano con un nome molto diverso rispetto a quello attuale. Nello specifico, l’organistrum, un cordofono chiamato così perché da un punto di vista estetico a causa della sua grandezza e difficoltà di utilizzo ricordava un vero e proprio organo da portare però in spalla, diffondendosi a macchia d’olio nelle campagne e nelle case dei popolari, accompagnando ballate e folklore con le sue tonalità. La sua veloce diffusione in tutti i territori europei portò lo strumento a diventare apprezzato anche nelle chiese, all’interno delle celebrazioni come accompagnamento musicale ai riti, e di fatto è possibile ammirare la sua presenza all’interno di parecchie opere d’arte di cui la raffigurazione più importante è quella che vede la ghironda protagonista dei rilievi posti sui portici della cattedrale di Santiago di Compostela, in Spagna, in una variante molto più grande suonata da due persone.

Prima di raggiungere il suo massimo splendore, la ghironda ha attraversato diversi secoli all’interno dei quali mutò la sua destinazione d’uso da quella di strumento d’eccellenza per la musica sacra ad accompagnamento per menestrelli e mendicanti delle città europee, i quali sovente avevano la maestria di far ballare scimmiette sulle note delle canzoni prodotte con la ghironda. La sua diffusione fra i ceti popolari diede vita a diverse composizioni ancora oggi molto apprezzate, caratterizzate da un suono molto simile a quello di una zampogna dai toni fortemente pastorali, quasi bucolici.

L’utilizzo della ghironda nella musica del 1700

In Francia, fino alla fine del ‘700, lo strumento fu studiato da parecchi musicisti famosi che ne apprezzavano le peculiarità del suono e la maestria richiesta per suonarlo correttamente. Sui libri storici dell’epoca relativi alla musica è possibile scoprire come la ghironda venisse realizzata in moltissimi esemplari, alcuni personalizzati, a seconda della nobiltà e dello stato sociale del possessore.

Fra i più celebri è possibile apprezzare Mozart, il quale compose parecchi brani utilizzando la ghironda, ad esempio il minuetto K 601 n.2. In Italia, invece, Antonio Vivaldi compose il Pastor Fido utilizzando anche la ghironda oltre ai ben più nobili violino, oboe e flauto dolce. Bela Bartok, musicista ungherese, fu uno dei primi esperti dell’est europeo a scoprire la ghironda e a lui si deve l’importazione di questo strumento all’interno della Russia, dove si abbinò bene al folklore musicale popolare.

La ghironda oggi

Oggi la ghironda è sicuramente uno strumento dal sapore essenzialmente vintage. Nel ‘900, con l’avvento di strumenti dal suono simile ma molto più facili da suonare come la fisarmonica, conobbe un declino che la vide sparire dalla scena musicale professionistica, resistendo solamente in alcuni territori ben specifici e comunque solo a livello popolare.

Com’è fatta la ghironda

La ghironda è uno strumento musicale che nel tempo ha assunto diverse forme, ma la tipologia preferita dagli utilizzatori è sicuramente quella a forma di liuto, con un corpo bombato per poter essere maneggiata agevolmente e portata in spalla senza fare troppa fatica. Si compone di una ruota di legno, la quale viene azionata da una manovella che ha il compito di sfregare le corde ed emettere il suono. Per favorire lo scivolamento sulle stesse, la ruota è cosparsa di pece che deve essere cambiata con una certa frequenza in modo da mantenere sempre intatta la funzionalità e la metodicità dello strumento.

Le corde della ghironda sono chiamate trompette, bordoni e cantini. Ognuna di queste ha funzioni differenti. In particolare, i cantini sono presenti sullo strumento nella sua parte centrale, separati da una tastiera cromatica che ha il compito di controllarli e di realizzare la melodia. I bordoni, invece, hanno un suono continuo e sono messi vicino al piano armonico utilizzando la tonica o la dominante a seconda del grado nella scala diatonica che si vuole raggiungere nell’esecuzione della musica. La corda che si occupa delle trompette, invece, viene appoggiata sul ponticello mobile e ha lo scopo di produrre una specie di ronzio molto gradevole. Questa peculiarità della ghironda permette di utilizzare lo strumento anche per realizzare delle formule di accompagnamento ritmico con colpi regolari o meno per dare vita a melodie sempre più complesse. Per produrre il suono caratteristico della ghironda, ancora oggi le corde che la compongono sono fatte di budello.

Il numero di tasti è variabile da cinque a ventiquattro e viene suonata tenendola in grembo o a tracolla. Qui è possibile vedere un approfondimento circa la composizione della ghironda.

Come suonare la ghironda

La ghironda è uno strumento complesso da suonare perché richiede una grande conoscenza e una buona capacità del musicista di usare entrambe le mani in maniera asincrona. In particolare il ritmo della mano destra è fondamentale perché è in grado di dare ritmo alla suonata a seconda dell’accelerazione impressa alla manovella. Esistono alcune tecniche come il coup-de-poignet che prevedono di colpire l’impugnatura della manovella con il pollice nei pressi dei punti di rivoluzione della ruota di legno al fine di ottenere un ritmo diverso e peculiare. Si tratta comunque di tecniche avanzate da mettere in pratica solamente dopo aver padroneggiato l’utilizzo basilare dello strumento.

Solitamente, con la ghironda si suona modale. Lo strumento, in tal senso, è molto simile alla cornamusa. Questo significa che ogni nota emessa dalle corde viene riprodotta tramite i bordoni, dei quali il principale è la nota finale della melodia.

I più esperti nel suonare la ghironda utilizzano una nota di bordone chiamata dominante, la quale viene aggiunta alla principale e ha la peculiarità di avere una quinta più in alto. Da un punto di vista meccanico, per suonare la ghironda è importante imbracciare lo strumento e posizionare la mano sinistra sui tasti e la destra sulla manovella. L’azione costante su quest’ultima, unita alla pressione dei tasti, darà vita al suono. La ritmicità e la coordinazione fra le due mani risultano quindi indispensabili per una corretta esecuzione della melodia.

Circa le informazioni su accordatura ed estensione della ghironda a questo link sono presenti interessanti approfondimenti. In via del tutto teorica è possibile anticipare che lo strumento si suona solitamente tramite due accordature tradizionali francesi chiamate Auvergnat e Bourbonnais, ma dipendono comunque dal brano che si intende eseguire.