Il bandoneon: il suono della tradizione dalla Germania all’America latina

Bandoneon Alfred Arnold

Il bandoneon è uno strumento a mantice simile a una concertina e in parte alla fisarmonica.

È stato sviluppato nel XIX secolo, per mano del musicista tedesco Heinrich Band, dal quale è derivato il nome. Quest’ultimo era un noto organista che ha progettato il bandoneon nel 1852 per avere a disposizione uno strumento piccolo e facilmente trasportabile con un suono simile a un organo liturgico. Sarebbe servito ad accompagnare le cerimonie religiose nelle sperdute chiesette di montagna, all’interno delle quali era impossibile trasportare e montare un organo vero.

Nel ventesimo secolo, la massiccia emigrazione tedesca verso l’America del Sud, ha portato alla diffusione del bandoneon in paesi come l’Argentina e l’Uruguay, facendo sì che questo strumento diventasse a tutti gli effetti un elemento importante della cultura e del folklore di queste nazioni fino ad oggi.
Infatti, alcuni generi musicali tradizionali del Sudamerica come il tango, sono caratterizzati dalla forte presenza del bandoneon. Il suo suono melodico e passionale è diventato un’icona della cultura latino americana e ha ispirato molti artisti a incorporare questo strumento nella propria musica, sia in ambito tradizionale che in quello contemporaneo.


Come è fatto il bandoneon

Il bandoneon è costituito da una scatola che contiene i tasti e le membrane. Le due metà della scatola sono generalmente fatte di legno di pino o abete rosso; quest’ultimo materiale viene utilizzato anche per la costruzione dei violini.

Questi tipi di legno sono impiegati perché hanno una struttura interna che contiene tubuli, i quali funzionano come piccole canne d’organo che amplificano il suono. Il meccanismo del bandoneon che genera il timbro attraverso la pressione dei tasti e il movimento del mantice è piuttosto articolato; è considerato nel complesso uno strumento ad ancia con mantice. In pratica, anche se ad una prima occhiata non sembrerebbe, è un fiato che sfrutta il movimento del mantice per produrre aria, invece che lo sforzo polmonare dell’esecutore.

Il mantice a soffietto si estende per oltre un metro quando è completamente aperto; è diviso in tre settori, ognuno dei quali forma cinque pieghe. I settori sono separati da due cornici in legno che contribuiscono a rinforzare la struttura. Il bandoneon presenta tasti su entrambi i lati; ne ha 38 nel registro acuto e 33 in quello grave.

Per suonare un accordo è necessario premere più tasti contemporaneamente. Il musicista inserisce le mani in due cinghie fissate alla parte esterna delle casse, lasciando libere le dita per premere i tasti. Otto dita vengono utilizzate per suonare mentre i pollici mantengono la presa sullo strumento rimanendo esterni alle cinghie. Il pollice della mano destra aziona anche la valvola per lo sfogo dell’aria, utilizzata per ottenere effetti peculiari.

Il bandoneon è uno strumento a tastiera, ma a differenza degli strumenti tradizionali, produce 2 suoni diversi con ogni tasto, uno quando si preme e un altro quando si stacca. Ciò si ottiene grazie alla presenza di due serie di ance che vengono attivate rispettivamente nella fase di pressione e in quella di rilascio. Molti dei tasti del bandoneon sono diatonici, cioè producono note diverse quando vengono premuti aprendo o chiudendo il mantice. Questo significa che ogni gruppo di tasti ha in realtà due modalità di funzionamento e quindi in totale 4 posizioni possibili. Il dover imparare queste quattro posizioni richiede una tecnica e uno studio abbastanza complessi.

Altre parti del bandoneon includono la valvola che controlla il flusso d’aria e il registro, che permette di cambiare la tonalità.
Benché sia uno strumento di piccole dimensioni, la sua complessità tecnica fa sì che molti esemplari di qualità siano costosi e rari. Ci sono pochi maestri e artigiani che producono e riparano i bandoneon, rendendoli ancora più preziosi.
Esistono anche modelli meno complessi e definiti “monosonori“; questi ultimi non hanno la possibilità di generare due note diverse in base all’apertura o alla chiusura del mantice e sono di conseguenza anche più semplici da suonare dal punto di vista tecnico.

COME suonare il bandoneon – Lezione dell’Accademia italiana del bandoneon

I generi musicali nei quali viene utilizzato il bandoneon

Alcuni generi di musica tradizionale argentina e uruguagia, come il tango e la milonga, sono caratterizzati dalla forte presenza del bandoneon. Il suo suono melodico e passionale è diventato un’icona della cultura sudamericana e ha ispirato molti artisti a incorporare questo strumento nelle proprie composizioni.

È stato utilizzato anche nella musica folk, in quella classica, nel pop e nel jazz; alcuni musicisti hanno iniziato a suonarlo in maniera sperimentale, inserendolo in generi contemporanei come il rock e l’elettronica, creando così un interessante mix di tradizione e innovazione.
Il bandoneon trova anche spazio nella musica folk in Inghilterra, Irlanda e Scozia ed è diffuso in numerosi Paesi d’Europa, dove è utilizzato in una varietà di stili, tra cui quello popolare, nella musica country e nel folk.

Non è comunque associato alle composizioni folkloristiche italiane; infatti, in Italia, gli strumenti a mantice tradizionali più diffusi sono la fisarmonica e l’organetto. Tuttavia, negli ultimi anni c’è stato un aumento di interesse per il bandoneon, sia tra i musicisti che tra gli appassionati di musica popolare.

Questo strumento è stato introdotto nel nostro Paese durante il periodo tra le due guerre mondiali, soprattutto per la sua popolarità nel tango, che si stava diffondendo in tutta la penisola. Tuttavia, non ha mai raggiunto lo stesso livello di popolarità della fisarmonica.
Il bandoneon è stato utilizzato in alcune forme di musica popolare italiana, come la canzone napoletana e la tarantella, ma non è considerato uno strumento tipico.

In generale, rimane un’eccezione piuttosto che la regola nella musica folkloristica italiana, ma la sua crescente popolarità tra i musicisti e gli appassionati di musica tradizionale potrebbe portare a una presenza più estesa nella scena musicale italiana in futuro.

I suonatori di bandoneon più conosciuti

Ci sono molti musicisti di bandoneon famosi, sia passati che attuali, che hanno contribuito alla popolarità e alla diffusione di questo strumento musicale. Ecco alcuni dei nomi più influenti:

  • Astor Piazzolla: è stato uno dei più grandi musicisti di bandoneon della storia; un compositore e arrangiatore argentino che ha fuso il tango tradizionale con elementi di jazz e musica classica, creando un nuovo genere noto come “tango nuevo“.
  • Aníbal Troilo: un musicista, bandoneonista e compositore argentino che ha suonato e registrato con alcuni dei più grandi cantanti di tango della sua epoca. Troilo è stato un innovatore nell’uso del bandoneon, introducendo nuovi stili e tecniche nella musica tango.
  • Juan José Mosalini: anch’egli argentino, ha contribuito alla diffusione del bandoneon in Europa esibendosi per anni in numerosi Paesi, sia come solista che accompagnato da un ensemble.
  • Osvaldo Pugliese: è stato un bandoneonista e compositore argentino, tra più importanti rappresentanti del tango tradizionale; ha composto alcuni dei tango più famosi della storia.
Astor piazzolla in concerto mentre suona il Bandoneon in Libertango – Video RTS

Il bandoneon incontra la tecnologia

Esistono sul mercato vari plugin che simulano il suono del bandoneon, dando la possibilità di intervenire su numerosi aspetti del timbro per cambiare il suono generale e inserire effetti.
Questo tipo di software può essere utilizzato dai musicisti per registrare agevolmente parti di bandoneon per le proprie composizioni, senza dover necessariamente avere lo strumento fisico a portata di mano; infatti i plugin possono essere pilotati agevolmente utilizzando un controller midi a tastiera, a fiato o di qualsiasi altro tipo.
Ci sono molti plugin di bandoneon disponibili per diversi sistemi operativi e software di produzione musicale, che trasformano un controller in un bandoneon virtuale, con differenti possibilità espressive che derivano dalle caratteristiche stesse delle superfici di controllo.