Storia, origine ed evoluzione del clarinetto

Storia del clarinetto

Il clarinetto è uno strumento il cui principio funzionale si basa su un’ancia semplice battente. Si tratta di una tipologia di strumenti musicali che non costituisce esattamente una modernità, intesa nel senso letterale del termine. La più antica versione di uno strumento musicale che presenti un’ancia semplice sembra infatti poter essere fatta risalire a millenni fa, addirittura al 2700 a.C.

Gli storici e gli archeologi fanno risalire al terzo millennio prima della nascita di Cristo l’esistenza di un particolare strumento musicale al quale hanno conferito il nome tecnico di “memet“. Sulla base delle conoscenze storiche e musicali attualmente in possesso degli esperti, sarebbe proprio questo il più antico progenitore del moderno clarinetto.
Il memet rappresentava uno strumento musicale tipico della civiltà dell’antico Egitto. La sua struttura era formata da due canne abbinate tra loro.
Non si trattava tuttavia di un caso eccezionale nè di un oggetto estremamente particolare nel suo genere. Sono stati infatti scoperti, nel corso degli anni e dei diversi studi effettuati, numerosi strumenti musicali diversi, basati però tutti su caratteristiche tecniche analoghe tra loro.

Sul medesimo principio funzionale del clarinetto si basano, per esempio, le launeddas sarde, strumento musicale antichissimo tipico delle civiltà che popolarono, fin dalle più remote epoche, questa meravigliosa isola. La loro prima presenza viene infatti attestata attorno al 900 a.C.

Sempre sullo stesso principio strutturale e funzionale si basa anche un altro strumento, che costituisce concretamente il più diretto antenato del nostro attuale clarinetto: si tratta dello chalumeau, strumento musicale che affonda le sue radici nel territorio corrispondente a quello attualmente occupato dalla Francia. La sua struttura risultava essere formata da un tubo a forma di cilindro, con ogni probabilità una canna. Sulla sua sommità superiore era presente un’incisione, che veniva quasi certamente eseguita con il preciso scopo di ricavarne l’ancia.

Verso la fine del 1600, lo chalumeau venne sottoposto ad un processo di innovazione tecnica operata da parte di un artigiano di origine tedesca: Johann Christoph Denner proveniva infatti dalla città di Norimberga. La tipologia di strumento musicale che egli mise a punto presentava sei fori lungo il lato anteriore, uno sul lato posteriore e due chiavi chiuse. Esse si trovavano collocate una in posizione superiore rispetto ai fori del lato anteriore, e la seconda al di sopra del foro posto sul lato posteriore, chiudendo così altri due fori. In periodi successivi, Denner coinvolse i suoi figli nella sua attività tecnica e creativa: il team decise così, sulla base delle sperimentazioni artistiche effettuate, di andare a rimpicciolire il foro della chiave posteriore e di collocarlo in una posizione differente. Grazie a suddetta modifica, tramite questo foro diventava reale la possibilità di effettuare alcune funzioni totalmente nuove e diverse da quelle realizzate in precedenza. Il nuovo foro poteva infatti venire impiegato sia come chiave del Si bemolle, sia in qualità di foro portavoce: veniva in questo modo mosso il primo passo nella direzione dell’apertura del cosiddetto “registro di clarinetto“, o registro superiore.

Siamo nel 1732 quando fa la sua prima comparsa in assoluto sulle scene musicali il nome tecnico di “clarinetto”, utilizzato per definire una specifica tipologia di strumenti musicali.
Il testo entro il quale questo termine viene utilizzato con certezza per la prima volta sembra essere (il margine di sicurezza risulta comunque essere estremamente elevato, supera infatti il 90%) il “Musikalisches Lexikon” di Johann Gottfried Walther.

Alcune parti riportate all’interno di suddetto testo permettono di spiegare con chiarezza la vera origine del nome di “clarinetto”. Questo appellativo sembrerebbe infatti discendere direttamente da “clarino”, che serve a designare uno strumento che fa parte della grandissima famiglia delle trombe.

Fino agli inizi del Diciannovesimo secolo, il clarinetto, così com’era strutturato all’epoca, continuò sempre a mantenere il suo caratteristico suono alto e penetrante.
L’attuale suono dei clarinetti risulta però essere più delicato e piacevole rispetto a quello osservato nelle medesime tipologie di strumenti in epoche precedenti.

L’evoluzione del clarinetto moderno

Jakob Denner, figlio di Johann Christian, determinò un passo rilevante nell’evoluzione di questi strumenti musicali precisamente nel 1740: infatti, egli stabilì di aggiungere una grande chiave aperta alla struttura di base di questi strumenti musicali, andando in questo modo ad ampliare radicalmente le potenzialità espressive del Si prodotto. Infatti, grazie alle modifiche apportate, tale nota risultava ora essere in grado di raggiungere estensioni che, fino a quel momento, erano concretamente del tutto impossibili.

I decenni successivi furono caratterizzati da numerosi tentativi di migliorare ulteriormente lo strumento e tutto il suo potenziale artistico e creativo: tali tentativi, per quanto perpetrati a seguito di studi intensi e approfonditi, non portarono comunque a risultati di livello eccelso né a scoperte tecnicamente rivoluzionarie.

Un notevole passo in avanti fu posto da Ivan Müller, musicista di origini russe, che mise a punto un nuovo modello di clarinetto: esso presentava un numero di fori pari a tredici (si trattava precisamente di fori cigliati) e cuscinetti totalmente nuovi. Si trattava così di uno strumento che era, per la prima volta in assoluto nel corso di tutta la sua storia, in grado di eseguire tutte le tonalità musicali. Fu infatti il primo vero e proprio passo verso il clarinetto moderno, nel senso in cui noi lo intendiamo ancora al giorno d’oggi.

Nel 1839 il belga Albert mise a punto una tipologia di clarinetto che risultava un’evoluzione del modello di Müller, sommato ad alcuni dettagli tecnici adottati da Adolphe Sax.
Si trattò di una tipologia di strumento musicale adottata con la massima frequenza nella scena artistica della città di New Orleans, culla del mondo del jazz. Tale tipologia, accolta con favore e abbracciata anche da altre tradizioni popolari, ancora oggi viene indicata con l’appellativo di “Albert System”, dal nome appunto del suo inventore ufficiale.

Il clarinetto oggi

Siamo a metà circa degli anni Cinquanta del secolo appena trascorso quando alcuni musicisti e tecnici tedeschi danno vita a ulteriori modelli di clarinetti: essi presentano, ciascuno con piccole varianti, bocchini e fori interni di dimensioni leggermente diverse e collocati in posizioni un po’ differenti rispetto a quelli precedenti. Queste tipologie di clarinetti vengono utilizzate ancora e riscuotono notevole successo tra gli esperti e musicisti.

Nonostante gli eccezionali livelli tecnici raggiunti, i clarinetti vengono sempre sottoposti, ancora adesso, a costanti processi di “rimodellamento” con l’obiettivo di donare loro una qualità sonora sempre più ricercata ed una maneggevolezza ideale per agevolare i musicisti, alleviando il più possibile il loro sforzo fisico.