Chitarra acustica Brigantino
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C’è una certa magia negli strumenti che arrivano a noi da un passato “incerto”, quelli che nei libri appaiono con poche righe, qualche illustrazione sbiadita e una lunga scia di domande.
Il mandoloncello – e la sua variante estesa, il liuto cantabile – appartiene proprio a questa famiglia: strumenti nati ai margini della storia ufficiale, ma centrali nella vita musicale popolare.
Questo modello nasce per risolvere una ferita storica: nessuno, nell’Ottocento, aveva osato costruire un mandoloncello con un diapason davvero adatto alla sua accordatura naturale (quella del violoncello). Motivi pratici, probabilmente: strumenti più grandi significano tecnica più difficile, e i mandolinisti dell’epoca, spesso dilettanti, avevano bisogno di qualcosa di più “umano”.
Qui, invece, lo strumento respira nella sua forma compiuta: dimensioni ottimali, equilibrio sonoro, capacità di proiettare tanto nei bassi quanto nei registri acuti.
E quando gli si aggiunge la quinta corda (E), diventa “liuto cantabile”, con un’estensione preziosa per la letteratura mandolinistica napoletana del Novecento.
È uno strumento grande, fisicamente e musicalmente. Un compagno di palcoscenico che non si limita a sostenere — canta, dialoga, guida.